Università delle Persone è una comunità di apprendimento inserita nel tessuto produttivo dove scoprire e sviluppare le capacità di promuovere il benessere soggettivo e diffuso e apprendere le capacità alla base delle professioni del futuro! Qui si formano tutte le persone che hanno voglia di migliorare la propria vita. www.universitadellepersone.com
domenica 28 novembre 2010
LA BELLEZZA DELL'INCONTRO
martedì 26 ottobre 2010
La comunicazione come fattore determinante per la costituzione del gruppo: dal grooming al "cicciripicci"
Quinto riferimento è a Kurt Lewin.
La comprensione di un gruppo passa attraverso l'analisi del rapporto tra stimoli e difese, “meno difese, più apprendimento”; dove uno dei problemi che mostrano i gruppi è infatti la presenza di un livello di difese molto alto, condizione che non permette l'attuarsi del cambiamento. Uno dei compiti del conduttore risulta quindi quello di consentire più velocemente, l'abbassamento delle difese, fungendo in tal senso da catalizzatore del processo.
giovedì 21 ottobre 2010
La Competenza come Valore aggiunto in azienda.
TALENTI POCO SERI TALENTI SERI
"...ho costruito la mia azienda perché potesse sempre essere il punto di riferimento per gli acquisti di qualità a prezzi convenienti e anche adesso che siamo diventati grandi continuo ad essere guidato da un solo pensiero: essere vicino alle famiglie italiane."
lunedì 4 ottobre 2010
T Group Fognano 2010
Terminata l'esperienza del t-group ogni partecipante ha lasciato un pensiero su ciò che avrebbe portato via con sé e su ciò che avrebbe lasciato: ecco la raccolta delle frasi. Le riportiamo perché ognuno possa rileggere le proprie e quelle degli altri, a distanza di tempo, per non dimenticare cosa è scaturito da quei momenti.
-lascio la paura di rischiare
-lascio qui (spero): l'angoscia dell'acuto desiderio di essere accettati nei gruppi e anche in famiglia
-porto la consapevolezza che non decidere è prendere una decisione
-lascio una mia paura che mi fa perdere opportunità di sperimentarmi
-mi porto a casa il desiderio di concludere, di raggiungere, di approdare: Itaca non è la fine del viaggio ma un nuovo inizio
-spero di lasciare agli altri che l'accettazione della diversità è fondamentale
-prendo un po' di leggerezza e di voglia di vivere in allegria
-lascio il dover per forza ottenere un risultato
-porto con me tanta forza di fare sempre di più quello che fa star bene me
-spero di lasciare qui e tendenzialmente per sempre l’idea che le cose vengano solo con la fretta
-porto con me: un po' di leggerezza, energia, la consapevolezza della diversità e l'accettazione di questa, autoefficacia, il ricordo del battito del cuore dei membri del mio gruppo, il silenzio
mi porto via: l'impegno di imparare ad accettare le diversità delle persone senza cercare di cambiare o senza per forza dover copiare qualche cosa
-lascio qua l’ansia e l’incapacita’ di muovermi
-porto il piacere di essermi pentita "dentro"
-porto il voler trovar sempre una coesione nelle idee ed emozioni delle persone che mi stanno vicine
-porto il coraggio di rischiare
-lascio qui la debolezza
-porto la consapevolezza che il contatto è difficile ma non impossibile e che il tempo mi è necessario per selezionare ed aprire
-lascio non saper dire di no , la paura di rifarlo
-porto la libertà di uscire ed entrare dal/nel gruppo rispettando i miei bisogni, i miei desideri, le mie necessità, il mio tempo, il mio spazio
-lascio qui la bella idea che le conclusioni sono la parte piu’ effimera della ricerca:
le mie utopie ludiche e rinvianti
-porto l'emozione che segna l'apprendimento: preoccuparsi di riconoscere le fasi di evoluzione durante il progetto del gruppo
-porto via la speranza che questa faticosa esperienza mi abbia migliorata nei rapporti con gli altri
-porto con me consapevolezza e minimo un Kg in più
-lascio la paura delle mie emozioni :
anche questa volta sono state potenti e hanno sconfinato.
anche questa volta qualcuno ha cercato di proteggermi.
non sono piu’ motivo di paura ma di connessione.
-porto con me i gesti che mi hanno fatto sentire l’appartenenza.
-lascio un pezzetto delle mie intemperanze
-porto con me le risate mie, leggere, aperte, come non le facevo da tempo. Ero qui, e solo qui, e il gruppo mi ha preso dentro e mi ha protetto dal dolore di fuori.
giovedì 9 settembre 2010
Riflessioni: il territorio e le persone
ti ho parlato di uno scrittore sardo che io apprezzo molto, Marcello Fois.
Ho appena terminato un suo breve romanzo e vorrei riportarti un brano tratto da questo, che penso descriva al meglio una caratteristica della tua Gente.
Vuole anche essere uno stimolo all’Università delle Persone perché, nel prossimo semestre, dedicato al territorio, si possa prevedere un programma che faccia scaturire anche questi aspetti dei diversi territori, perché a territori diversi corrisponde una diversità delle Persone che, se portata alla luce, non può che migliorarci.
Spero anche sia un semestre itinerante perché i territori, oltre che parlarne, vanno “sentiti”; vissute sulla pelle, le terre ci cambiano.
“Non sorprenda che da queste parti la parola conti ancora qualcosa. Quella che si dà. Quella che si toglie. Da queste parti dire qualcosa significa anche farla.
Perché la scrittura poggia sulla carta, la parola sullo sguardo. La scrittura necessita di sacerdoti e archivi e apparati; la parola conta sulla memoria.
Dalle nostre parti ha ragione chi usa le parole giuste, non chi le grida più forte.
Le parole hanno costruito ogni singolo meccanismo della nostra società: noi con le nostre parole abbiamo costruito civiltà di pietra levigata e codici universali. Non a parole. La scrittura è arrivata dopo dalle stive delle navi fenice o romane. Ed era scandalosa. Unica e scandalosa.”
Marcello Fois – Sangue dal Cielo.
Marisa Carletti
giovedì 19 agosto 2010
Il passaggio generazionale in azienda
Alcune impressioni sull'intervento di Arianna Bagarini
di Marisa Carletti
15 luglio 2010
Se pensiamo al passaggio generazionale pensiamo al nepotismo e ne pensiamo in senso negativo.
L’immagine che si crea dietro i nostri occhi è quella del padre padrone che ha faticato e dominato una vita intera e che ha tirato su la sua Azienda. Dopo anni vuole continuare a vivere per sempre nella sua creatura attraverso i figli, i nipoti, attraverso chi, nella sua famiglia, porta addosso la sua ombra. L’immagine è quella di figli o nipoti che spesso distruggono ciò che i padri hanno creato.
Arianna Bagarini ci ha disegnato un quadro completamente diverso, fatto di pennellate luminose, a tinte forti, un quadro in stile Impressionismo, dove ogni segno sembra caotico e senza contorni, e solo a lavoro finito e guardando da una certa distanza, ne cogli l’armonia e la bellezza.
Arianna ci ha parlato di passaggio generazionale come sviluppo, come senso del futuro, come speranza.
Abbiamo spesso pensato all’Azienda dei padri come ad una realtà stabile, certa, ben definita. Arianna ha spezzato anche questo preconcetto. Ci ha fatto analizzare il mondo in cui oggi lavoriamo, in cui le regole dei padri non sono più adeguate, perché la realtà è sfuggente e complessa, perché le regole appunto, per vivere in questa realtà, sono diventate troppe e ingestibili. Chi tenta di essere all’altezza della situazione si trova spesso a reagire con comportamenti compulsivi o diventa vittima della depressione. In questa quotidianità i punti di riferimento vengono a mancare, il padre padrone non è più in grado di gestire questo mondo “liquido”, è inadeguato, non può più garantire che “se obbedisci sarai al sicuro”.
Per funzionare il sistema ha bisogno di persone che sanno trovare equilibri parziali in modo autonomo, sanno individuare e selezionare le regole utili, e sanno andare oltre, se serve. Per funzionare il sistema ha bisogno di una leadership diffusa; ha bisogno di un leader che pensi un nuovo modello di ambiente lavorativo, che rimetta in discussione le gerarchie, i rapporti, le regole, le motivazioni, i ruoli. Un leader che crei nuovi concetti di lavoro più che adeguare e modificare i vecchi.
Arianna ha fissato punti di riferimento in questa realtà liquida di passaggio generazionale, i punti sui quali il cambiamento fa perno:
1) Il tempo.
Il tempo veloce, sfuggente, il tempo che non divide più il lavoro e il non-lavoro; il tempo che non determina più il “troppo giovane” o il “troppo vecchio”; il tempo che non rispetta più orari canonici; diventa elastico e circolare, privato e condiviso, intollerante a scadenze fisse. Un tempo da reinventare.
2) Il legame estetico e il desiderio.
Qui si gioca il futuro, in questo superamento dell’etica, dello stabilito, del convenuto; per avventurarsi nel campo dell’estetica, del desiderio e della bellezza. Non più desiderio e bellezza come utopie mancate sognate e irraggiungibili, ma come progetto che unisce, come accensione e propulsione.
3) L’ignoto e l’immateriale.
Fino ad oggi l’ignoto e l’immateriale avevano l’equivalenza dell’inesistenza. Eppure la loro entità assume ogni giorno una consistenza sempre maggiore nell’ambiente di lavoro. La si sente nel “valore” delle persone, nel potere del “senso di appartenenza”, nella forza della “motivazione”, nel peso economico dell’ “informazione” e della “comunicazione”.
Nello stesso tempo questa entità è così lontana dalla nostra cultura da non essere ri-conosciuta, da non essere definita, è una “non cosa”.
Abbiamo bisogno di creare legami con l’ignoto. Dobbiamo abituarci a rapportarci e lavorare con le “non cose” e quindi, al più presto, dobbiamo definirle, inventare parole nuove che attribuiscano loro identità e valore.
Ecco che il quadro di Arianna appare sempre più definito, luminoso.
In una società che giudica i giovani senza principi e senza futuro, il suo quadro ci mostra al contrario persone in grado di entrare nel mondo del lavoro creando connessioni, in grado di apportare ricchezza attraverso l’immaginazione, l’affettività e l’attenzione. In grado di pensare e creare un’Azienda Plurale.
Alla fine il concetto negativo di nepotismo viene a cadere.
Il padre padrone non passa più la staffetta al figlio clone. Oggi non ci sono più staffette da passare. In questa assenza di eredità il valore del vissuto e la ricchezza dell’immateriale possono creare un mondo nuovo in cui lavorare. Un mondo più sostenibile, più rispettoso, in cui le disuguaglianze vengono governate.
E se è vero che un’Azienda è un soggetto sociale allora il passaggio generazionale si traduce a livello sociale nel passaggio dalla vergogna all’orgoglio.
Ringrazio la Professoressa Arianna Bagarini per la sua splendida lezione all’Università delle Persone e per la bella esperienza che mi ha donato.
Marisa
mercoledì 8 aprile 2009
LABORATORIO DEL BENESSERE: alcune riflessioni sul t-group
autore Massimo Seruis
Riflessioni a seguito del primo semestre nella UP
Sento la necessità dopo questo primo semestre come disse il Prof. Spaltro “di riscaldamento” di costruire insieme a tutti gli altri componenti della UP qualcosa di più pratico, tangibile...
Mi piacerebbe che questa università diventasse un vero laboratorio nel quale potessimo tutti insieme sperimentare in un ambiente protetto per affinare le nostre modalità di relazione con le altre persone con cui quotidianamente ci troviamo a condividere i vari momenti della giornata (quasi quasi la vorrei chiamare Laboratorio del Benessere J!!!!)
Per esempio l’esperienza del T- group dello scorso anno è stata sicuramente importante ma sento la necessità di capire meglio cosa è accaduto in quelle ore.
Per esempio sento il bisogno di alcuni chiarimenti sulle dinamiche intra e inter-gruppi.
Ti esplicito a titolo di esempio alcune domande che mi sono posto durante e dopo il training group e che mi piacerebbe approfondire magari con l’ausilio di tutti gli altri.
Cosa è successo per esempio quando un componente del gruppo é uscito momentaneamente dal gruppo e poi è tornato? Che cosa si verifica tra i componenti del gruppo?? Che ruolo ha l’autorità all’interno del gruppo?Lo staff tace…ma comunica???Perché il gruppo cerca in maniera estenuante una coesione nelle idee, nel modo di pensare, di scherzare…Perché ci si sente bene nel gruppo che si è formato e dopo qualche ora questo benessere inizia pian piano a scemare…???Perché sento che il “nostro” gruppo è”migliore” dell’altro???
A questo punto spero vivamente che questo secondo laboratorio di ricerca ci permetta di iniziare ad assaporare meglio questo percorso verso il Ben-Essere…
Questo week-end è stato entusiasmante, l’incontro con i coniugi Guerra mi ha dato una carica che difficilmente riesco ad esprimere a parole e che mi ha convinto a scrivere questa mail nella speranza che anche te e gli altri amici della UP condividiate parte di queste mie esigenze.
Un abbraccio!