giovedì 19 agosto 2010

Il passaggio generazionale in azienda


Alcune impressioni sull'intervento di Arianna Bagarini

di Marisa Carletti

15 luglio 2010

Se pensiamo al passaggio generazionale pensiamo al nepotismo e ne pensiamo in senso negativo.
L’immagine che si crea dietro i nostri occhi è quella del padre padrone che ha faticato e dominato una vita intera e che ha tirato su la sua Azienda. Dopo anni vuole continuare a vivere per sempre nella sua creatura attraverso i figli, i nipoti, attraverso chi, nella sua famiglia, porta addosso la sua ombra. L’immagine è quella di figli o nipoti che spesso distruggono ciò che i padri hanno creato.

Arianna Bagarini ci ha disegnato un quadro completamente diverso, fatto di pennellate luminose, a tinte forti, un quadro in stile Impressionismo, dove ogni segno sembra caotico e senza contorni, e solo a lavoro finito e guardando da una certa distanza, ne cogli l’armonia e la bellezza.
Arianna ci ha parlato di passaggio generazionale come sviluppo, come senso del futuro, come speranza.

Abbiamo spesso pensato all’Azienda dei padri come ad una realtà stabile, certa, ben definita. Arianna ha spezzato anche questo preconcetto. Ci ha fatto analizzare il mondo in cui oggi lavoriamo, in cui le regole dei padri non sono più adeguate, perché la realtà è sfuggente e complessa, perché le regole appunto, per vivere in questa realtà, sono diventate troppe e ingestibili. Chi tenta di essere all’altezza della situazione si trova spesso a reagire con comportamenti compulsivi o diventa vittima della depressione. In questa quotidianità i punti di riferimento vengono a mancare, il padre padrone non è più in grado di gestire questo mondo “liquido”, è inadeguato, non può più garantire che “se obbedisci sarai al sicuro”.
Per funzionare il sistema ha bisogno di persone che sanno trovare equilibri parziali in modo autonomo, sanno individuare e selezionare le regole utili, e sanno andare oltre, se serve. Per funzionare il sistema ha bisogno di una leadership diffusa; ha bisogno di un leader che pensi un nuovo modello di ambiente lavorativo, che rimetta in discussione le gerarchie, i rapporti, le regole, le motivazioni, i ruoli. Un leader che crei nuovi concetti di lavoro più che adeguare e modificare i vecchi.
Arianna ha fissato punti di riferimento in questa realtà liquida di passaggio generazionale, i punti sui quali il cambiamento fa perno:
1) Il tempo.
Il tempo veloce, sfuggente, il tempo che non divide più il lavoro e il non-lavoro; il tempo che non determina più il “troppo giovane” o il “troppo vecchio”; il tempo che non rispetta più orari canonici; diventa elastico e circolare, privato e condiviso, intollerante a scadenze fisse. Un tempo da reinventare.
2) Il legame estetico e il desiderio.
Qui si gioca il futuro, in questo superamento dell’etica, dello stabilito, del convenuto; per avventurarsi nel campo dell’estetica, del desiderio e della bellezza. Non più desiderio e bellezza come utopie mancate sognate e irraggiungibili, ma come progetto che unisce, come accensione e propulsione.
3) L’ignoto e l’immateriale.
Fino ad oggi l’ignoto e l’immateriale avevano l’equivalenza dell’inesistenza. Eppure la loro entità assume ogni giorno una consistenza sempre maggiore nell’ambiente di lavoro. La si sente nel “valore” delle persone, nel potere del “senso di appartenenza”, nella forza della “motivazione”, nel peso economico dell’ “informazione” e della “comunicazione”.
Nello stesso tempo questa entità è così lontana dalla nostra cultura da non essere ri-conosciuta, da non essere definita, è una “non cosa”.
Abbiamo bisogno di creare legami con l’ignoto. Dobbiamo abituarci a rapportarci e lavorare con le “non cose” e quindi, al più presto, dobbiamo definirle, inventare parole nuove che attribuiscano loro identità e valore.

Ecco che il quadro di Arianna appare sempre più definito, luminoso.
In una società che giudica i giovani senza principi e senza futuro, il suo quadro ci mostra al contrario persone in grado di entrare nel mondo del lavoro creando connessioni, in grado di apportare ricchezza attraverso l’immaginazione, l’affettività e l’attenzione. In grado di pensare e creare un’Azienda Plurale.
Alla fine il concetto negativo di nepotismo viene a cadere.
Il padre padrone non passa più la staffetta al figlio clone. Oggi non ci sono più staffette da passare. In questa assenza di eredità il valore del vissuto e la ricchezza dell’immateriale possono creare un mondo nuovo in cui lavorare. Un mondo più sostenibile, più rispettoso, in cui le disuguaglianze vengono governate.
E se è vero che un’Azienda è un soggetto sociale allora il passaggio generazionale si traduce a livello sociale nel passaggio dalla vergogna all’orgoglio.


Ringrazio la Professoressa Arianna Bagarini per la sua splendida lezione all’Università delle Persone e per la bella esperienza che mi ha donato.


Marisa