martedì 26 ottobre 2010

La comunicazione come fattore determinante per la costituzione del gruppo: dal grooming al "cicciripicci"

Secondo giorno di lezione del IV semestre UP; il titolo è "LA SCUOLA DI CONDUTTORI DI GRUPPO DI VOGHERA" ed il docente è Flavio Montanari, pedagogo, formatore, docente di didattica all'Università degli Studi di Bologna.
Durante la prima parte della giornata Flavio ci parla del suo lavoro di pedagogo e conduttore di gruppi specializzato in giochi. Forma, in particolare, adolescenti, giovani universitari ed adulti. Ha fondato una scuola di formazione per promotori/conduttori di gruppi rispondendo ad un’esigenza prima interna e poi esterna.
Partendo dal T-Group, all’inizio degli anni 90' inizia a sperimentare con i laboratori LARA una nuova struttura di gruppo, un nuovo punto di partenza dal quale cominciare a lavorare. 
Il gruppo LARA è una struttura di comunicazione e l’ideale è che sia composto al massimo da 15 persone.
Flavio ci lancia una sfida che raccogliamo con curiosità: LARA, rispetto al gruppo, è una scoperta oppure un’invenzione?
Il percorso che ha portato alla sperimentazione del laboratorio LARA è basato sullo studio della comunicazione; Flavio ne fa una sintesi fornendoci i riferimenti più importanti.

Il primo è la “Pragmatica della comunicazione umana” di P. Watzlawick  - un testo del 1962,  ma sempre attuale. 
La comunicazione si compone:
per il 50% occhi
per il 30% corpo
per il 20% parole
Nella comunicazione, infatti, l’emittente emana circa 150 messaggi significativi alla volta che arrivano al destinatario che li decodifica per comprendere il messaggio.
Nei gruppi di lavoro viene erroneamente data molta importanza alle parole che si pensa possano influenzare in modo determinante la comunicazione.

Il secondo riferimento è alle teorie di Bateson: la prima regola dalle comunicazione è “la mappa non è il territorio”, ognuno comunica facendo riferimento alla propria mappa – cioè al proprio modo di vedere la realtà; esempio chiarificatore lo si può trovare nel comportamento dei bambini i quali i bambini - .ad es. - quando dicono bugie fanno riferimento ad una mappa rassicurante in cui le bugie sono la verità che rassicura. 
La comunicazione è composta da una parte di contenuto ed una parte di relazione. La parte di relazione è quella che arriva prima.

Terzo riferimento a Jung ed agli Archetipi Junghiani (coscienza collettiva) – che secondo alcuni non sono fissi ma hanno avuto un’evoluzione.
Per condurre i gruppi bisogna capire gli aspetti pratici della comunicazione.
Su questo argomento il  libro: Gazzaniga M. S. - Human - Ed. Raffaello Cortina

Quarto  riferimento è a Freud secondo il quale ci sono dei mestieri che è molto difficile insegnare:
quello della formazione
quello dei genitori
quello della cura medica
In queste categorie rientra  la formazione del gruppo LARA.
Un libro su questo argomento è "Le ragioni del successo" – G.V. Caprara ed. Il Mulino.


Quinto riferimento è a Kurt Lewin.
L’uomo secondo la " teoria del campo" di Kurt Lewin si comporta in funzione di fattori interdipendenti costituiti dalla sua personalità e dal'ambiente  che lo circonda, l'autore postulò l'esistenza di uno stato di equilibrio fra persona e il suo ambiente, quando questo equilibrio è turbato, si sviluppa una tensione (motivazione/bisogno) che porta a uno spostamento mirante a ristabilire l'equilibrio. Nel campo agiscono forze che determinano l'avvicinamento a regioni con valenza positiva e regioni con valenza negativa. come l'individuo e il suo ambiente formano un campo psicologico, così il gruppo e il suo ambiente formano un campo sociale. Per Lewin, il gruppo è un fenomeno, non una somma di fenomeni rappresentati dall'agire e dal pensare dei suoi membri; il gruppo produce più della somma dei singoli.


La comprensione di un gruppo passa attraverso l'analisi  del rapporto tra stimoli e difese,  “meno difese,  più apprendimento”; dove uno dei problemi che mostrano i gruppi è infatti la presenza di un livello di difese molto alto, condizione che non permette l'attuarsi del cambiamento. Uno dei compiti del conduttore risulta quindi quello di consentire più velocemente, l'abbassamento delle difese, fungendo in tal senso da catalizzatore del processo.    
A difese alte occorre dare stimoli bassi. Per esempio entrando in un gruppo non bisogna fornire nelle prime ore stimoli molto approfonditi, non servirebbero. Il conduttore potrà  abbassare le difese solo fornendo pochi stimoli. 
Ma quali sono le principali difese che il singolo e il gruppo mette in atto?
La proiezione è una di queste. Tale meccanismo è uno dei più importanti dell'essere umano. Proiettare significa produrre immagini su uno sfondo neutro, immagini che appaiono assai realistiche. nel meccanismo proiettivo, l'individuo proietta esternamente a sè: fatti, sentimenti, emozioni, reazioni. L'adolescente, ad esempio, a volte tende a proiettare il proprio senso di inadeguatezza sugli adulti di riferimento (insegnanti, genitori) sottolineando aspetti relazionali discutibili, in tal modo influenzano negativamente la comunicazione.
Sono queste scorciatoie che costituiscono il principale problema della comunicazione; utilizzarle non è ecologico e rovina l’ambiente. Flavio ci  racconta di un suo viaggio in Venezuela con i figli e delle tante scorciatoie segnalate in un percorso di trekking; alla fine della strada c’era, però,il cartello che diceva che le scorciatoie rovinano l’ambiente.
Il gruppo non ha alcun valore; né buono né cattivo.

Nel libro di G.V. Caprara - citato precedentemente - c’è una formula matematica che semplifica questo concetto.
E’ molto importante ridurre le difese del gruppo. Come fare?
E’ molto positivo aprire gli incontri con il gruppo chiedendo ai componenti di descrivere/leggere il clima che c’è: spesso lo sanno ma non sempre riescono a descriverlo con le parole. 
Libro consigliato “In un batter di ciglia” di M. Gladwell.

La comunicazione può essere di 3 tipi:
duale – con famiglia, amici, partner
plurale – con  gruppo transazione con persone non scelte
superficiale – utilizzata negli incontri occasionali

Nella  comunicazione plurale bisogna guardare negli occhi tutti, comunicare con tutti.
In natura non esistono gruppi, esistono, invece, stormi, mandrie, ecc.; il gruppo c’è quando decidiamo di comunicare con chi non abbiamo scelto. Abituarsi alla diversità: è esattamente il contrario dell’amicizia. Nel gruppo si comunica riconoscendo i punti di forza ed i punti di debolezza, bisogna lasciare da parte le simpatie e le antipatie. 
Il pettegolezzo, inteso come parlare del superfluo è fondamentale nella comunicazione del gruppo.
Si tratta, infatti,  dell’evoluzione del grooming dei primati; i primati si levavano le pulci per comunicare, si trattava di lavaggi reciproci, quando i gruppi hanno cominciato ad ingrandirsi ed il tempo per fare il grooming non c’era per tutti, è cominciato il chiacchiericcio  - che Flavio chiama Cicciripicci - e  da questo si è arrivati al pettegolezzo. 
La comunicazione attraverso il pettegolezzo ci permette di sviluppare l’abilità più importante per la sopravvivenza: distinguere gli onesti (affidabili)  dai disonesti (non affidabili) e la memoria ci permette di ricordare (per approfondire l’evoluzione delle comunicazione nei primati i libri di J. Diamond.)

Il sapiens scopre il gruppo 40.000 anni fa. La prima abilità ricercata nel gruppo era la forza, in realtà per misurare la forza del gruppo si moltiplicava una abilità ( la forza appunto) per il numero dei componenti. Si è poi visto che scegliendo abilità diverse si potevano raggiungere più obiettivi.

Il conduttore non deve creare una continuità nella relazione; il gruppo deve essere indipendente. L’obiettivo finale è che gli individui sappiano incrociare le risorse interne con le opportunità esterne.
Noi siamo obnubilati – annebbiati – per natura, il gruppo serve perché attraverso la comunicazione  tra componenti si possono dire le cose che non vanno l’un l’altro e ci si deve lavorare sopra.  Va  inoltre detto che l’immagine di noi che ci rinvia il gruppo, quanto più vicina è all’immagine che abbiamo noi di noi stessi, tanto più ha un impatto positivo sulla nostra autostima.

Il gruppo è una struttura di comunicazione consapevole: farsi conoscere e conoscere gli altri.
Il conflitto, di conseguenza, va sempre bene; è infatti uno dei tre modi per eliminare le scorie della comunicazione – gli altri due sono l’ironia e l’auto ironia.
Bisogna però distinguere il conflitto dalla guerriglia; la differenza è che il primo ha un inizio ed una fine e che dopo una pausa si rinegoziano le regole della relazione.
(Libro di Flavio Montanari “Dal branco al gruppo” ed.La Meridiana)

La lezione del pomeriggio comincia con una domanda:
COSA NON E’ IL GRUPPO?

Gli insiemi di persone vanno definiti in modo specifico:
organizzazione - ruoli, obiettivi
comunità - valori
squadra - abilità
compagnia -  tempo libero
famiglia - parentela
branco - appartenenza emotiva naturale

Flavio ha adattato i 5  livelli di socialità del Professore Spaltro alla comunicazione.
L’utilizzo dei livelli è come l’utilizzo delle scarpe, ogni scarpa per un’occasione e non bisogna sbagliare perché si rischia di essere inadeguati al contesto.
Se si rimane sempre e solo ad un livello di socialità, per esempio quello della coppia  - che è rassicurate - si rischia di essere infantili.
Ai livelli di socialità Flavio ha abbinato un elemento come segue:
Coppia – fuoco
Gruppo – acqua
Istituzione – terra
Bandiere appartenenza – cielo
Virtuale, Web – aria

La lezione si conclude e Flavio lascia spazio alle domande; approfondendo il discorso delle scorciatoie, quello del cicciripicci  ed arrivando all’egoismo lungimirante.
Partendo dalle teorie di  Richard Dawkins, nel famoso “Il gene egoista”, Flavio ci spiega che i primati si dividevano in due gruppi, gli altruisti che facevano grooming a tutti e gli egoisti che ricevevano grooming e non lo ricambiavano. I primi rischiavano l’estinzione i secondi invece si riproducevano a dismisura. Nasce ad un certo punto il gruppo dei cosiddetti "permalosi" - che Flavio chiama "egoisti lungimiranti" – che cominciano a selezionare i destinatari del grooming scegliendo solo coloro che lo ricambiavano.
Dando un punteggio ai gruppi sia relativo al comportamento che alla pedagogia dell’azione risulta che:

altruisti hanno – 2 come comportamento (poiché non si preservano) e -2 come pedagogia = - 4 
gli egoisti hanno +2 come comportamento e -2 come pedagogia = 0
gli egoisti lungimiranti hanno +2 come comportamento e +2 come pedagogia = +4

E’ l'egoista lungimirante a non farsi trovare lì dove gli altri si aspettano che lui sia.
Con quest’ultimo interessante spunto di riflessione il  livello di obnubilazione della classe è diventato altissimo. La lezione è finita e  torniamo a casa  stanchi ma contenti; molte delle nostre convinzioni cominciano a trasformarsi in dubbi.
Grazie Flavio!

Daniela Salvatore


1 commento:

masemeco ha detto...

Daniela grazie per il tuo contributo.
Parlare di gruppi guidati da un esperto come Flavio Montanari è stata un'esperienza molto significativa!
Massimo Seruis